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VARESENEWS - MAGGIO 2023


La scuola primaria “G. Pascoli” di Besozzo ha un nuovo e bellissimo mosaico realizzato dagli alunni di tutte le classi. L’opera è stata inaugurata nel pomeriggio di lunedì 29 maggio quando genitori, familiari, insegnanti e scolari si sono dati appuntamento per “svelare” il manufatto che è stato affisso all’ingresso dell’istituto. Presenti anche il sindaco Gianluca Coghetto e il dirigente scolastico Riccardo Ielmini.

La realizzazione è stata promossa nell’ambito del “Progetto Mosaico” curato dall’associazione “Il Pargolario”, rappresentata nell’occasione da Daniela Mior. Il finanziamento è stato possibile grazie all’attività del Comitato Genitori della “Pascoli. A guidare i bambini è stato invece l’artista Andrea Sala, specializzato in questo genere di opere.

L’immagine raffigurata nel mosaico mostra un mondo contornato da tanti bimbi che fanno un girotondo mano nella mano, in perfetta rappresentazione dell’inclusività e multietnicità della scuola “G. Pascoli”.  Al termine della cerimonia i ragazzi hanno omaggiato con un piccolo mosaico le autorità e letto i loro pensieri: «Questa esperienza è stata fantastica, sia per il lavoro manuale che abbiamo potuto svolgere, sia per la storia del mosaico che abbiamo scoperto e imparato».

E ancora: «Ringraziamo chi ci ha permesso di realizzarlo e poter ricordare in futuro il nostro passaggio in questa scuola». Infine: «È stato un progetto speciale perché ha coinvolto tutte le classi e ci ha insegnato che lavorando insieme possiamo ottenere un grande risultato!».

 LA REPUBBLICA - SETTEMBRE 2022

La traversata è stata chiamata 'Auf' dall'acronimo che c'era sui blocchi anticamente trasportati dalle chiatte e destinati "ad usum fabricae", cioè per la "Veneranda Fabbrica del Duomo"

Hanno ripercorso con una mini flotta di canoe canadesi il tragitto che secoli fa compivano i blocchi di marmo del Duomo di Milano, pagaiando da Candoglia (in provincia di Verbania) alla Darsena: la "Traversata Auf" - così battezzata in onore dell'acronimo inciso sui blocchi anticamente trasportati dalle chiatte, "Ad usum Fabricae", cioè "destinati alla Veneranda Fabbrica del Duomo" - è stata ideata dallo staff dell'associazione sportiva dilettantistica Pollo Surf Experience.

"È stato un viaggio bellissimo durato cinque giorni, durante i quali abbiamo attraversato quattro province e navigato su due fiumi (il Toce e il Ticino), sul lago Maggiore e sul Naviglio Grande - racconta Andrea Sala, mosaicista e socio di Pollo Surf Experience, nonché una delle anime dell'iniziativa - Non ci siamo limitati a valorizzare le bellezze paesaggistiche del nostro territorio, ma ne abbiamo anche riscoperto la storia. In ogni momento, durante ciascuna pagaiata, ci imbattevamo in un aneddoto proveniente dal passato".

I partecipanti all'escursione - sei persone hanno percorso l'intero tragitto, mentre altre si sono aggiunte al gruppo per alcuni tratti - hanno infatti pranzato in "trattorie dove ci hanno raccontato che secoli fa si fermavano i barcaioli delle chiatte che trasportavano i blocchi di marmo destinati al Duomo - continua Sala - E anche per i pernottamenti abbiamo scelto luoghi significativi, come la diga del Panperduto a Somma Lombardo, uno degli snodi idraulici più importanti della Lombardia".

Nei cinque giorni della traversata il mosaicista non si è limitato a pagaiare: "Dalle cave di Candoglia abbiamo prelevato un piccolo quantitativo di marmo, che ho utilizzato per realizzare dei medaglioni con la scritta AUF poi donati a ciascuno dei partecipanti - prosegue - Così potranno conservare un ricordo tangibile di questa fantastica esperienza". Oltre all'aspetto storico-culturale, va poi considerato quello logistico: "I nostri viaggi sono accessibili a tutti, perché anche chi non è mai salito prima su una canoa ha il diritto di godersi questi spettacoli ed emozioni. Durante il tragitto da Candoglia a Milano c'era anche un cane con noi e ha portato a termine la traversata senza problemi - sottolinea Marco Nocera, presidente di Pollo Surf Experience - Il nostro lavoro consiste nel rendere il percorso agevole per chiunque in ogni sua fase. Pagaiare è una vacanza, ma viaggiare in canoa significa anche altro".

Negli ultimi due giorni della Traversata AUF, per esempio, "abbiamo affrontato le dighe, il che significa che abbiamo dovuto tirare fuori le canoe dall'acqua con l'intero carico, trasportarle per un tratto e poi ricalarle nel fiume per riprendere il viaggio - spiega Nocera - Non è uno scherzo, soprattutto perché le canoe canadesi sono molto capienti e quindi a bordo c'erano tende, materassini, viveri e quant'altro. L'organizzazione va curata nei minimi dettagli. Proprio per questo stiamo già lavorando alla Traversata dell'anno prossimo". L'obiettivo dei promotori è infatti quello di far diventare il viaggio da Candoglia a Milano un grande evento annuale: "L'entusiasmo dimostrato dalle persone è incoraggiante - raccontano Sala e Nocera - All'arrivo in Darsena c'erano moltissimi milanesi e turisti che ci salutavano e scattavano foto e l'Associazione nazionale marinai d'Italia ci ha accolto in grande stile, con una dragon boat carica di bambini festanti, applausi e tamburi. Bellissimo".

In attesa della prossima edizione della Traversata AUF, Pollo Surf Experience non si ferma: "Vogliamo contribuire a diffondere una corretta cultura dell'acqua in un territorio che ne è ricco - conclude Marco Nocera - Le tragedie di cui leggiamo ancora spesso sul Ticino non avvengono perché il fiume è pericoloso, ma perché la gente non ha ancora imparato a viverlo nella maniera giusta, con attenzione e rispetto. Le nostre attività nascono appunto per farlo scoprire a quante più persone possibile. Proprio ora, per esempio, inizia la stagione perfetta per ammirare il foliage pagaiando. È divertente e sicuro".

https://milano.repubblica.it/cronaca/2022/09/05/news/in_canoa_da_candoglia_alla_darsena_sulla_via_del_marmo_con_cui_e_stato_costruito_il_duomo_di_milano-364302398/?fbclid=IwAR1Nd5XXglzj35auLvOJt-fDMt38r-okRNDNLLFWe6w0CrQkckumtBaY_tw


VARESENEWS - MAGGIO 2022

Strade d’acqua per raggiungere le grandi città della Pianura padana voraci di marmi e preziosi minerali per innalzare il segno di dio fatto a monumento: il duomo di Milano, ma anche la cattedrale di Pavia. Luoghi di culto e di potere, che per venire eretti – per trasmettere la forza dello spirito che si concreta nella magnificenza del bello – necessitavano di grandi energie. Ma in questo la tecnica sposata alla natura diede una grande mano agli architetti di un tempo oggi riscoperti da un gruppo di appassionati canoisti che percorreranno quelle strade azzurre fino al cuore della pianura, partendo proprio dai monti delle valli piemontesi.

Fucina di questo progetto il varesino Andrea Sala, in arte Arend, che oltre ad aver regalato colore e arte e Brenta coi suoi mosaici, nel piccolo paese della Valcuvia gestisce anche un bed and breakfast: nell’estate del 2021 ha dato vita all’associazione dilettantistica sportiva “Pollo Surf Experience” che propone attività ed esperienze in windsurf, canoa, stand up paddle con sede a Cuveglio.


«E in questa stessa estate abbiamo deciso di imbatterci in una impresa chiamata “Una traversata A.U.F” dove abbiamo ripercorso con le canoe la “via d’acqua” che per secoli ha consentito il trasporto dei marmi per la costruzione del Duomo, da Candoglia fino a Milano», spiega. «Quest’anno, oltre a riproporre questa traversata per la seconda edizione, vogliamo imbatterci in un avventura ancora più lunga; quella della via del marmo di Crevoladossola che ha consentito la costruzione dell’intero del Duomo di Pavia. Il nostro arrivo a Pavia è previsto per sabato 25 giugno e alla partenza mi verranno consegnati dalla ditta Gruppo Tosco marmi dei pezzi di marmo di Crevoladossola da trasportare in maniera simbolica».

Dunque l’impresa sta nell’attraversare sulla canoa le strade che facevano un tempi i marmi per arrivare nelle “fabbriche” delle chiese: a Milano le chiatte riuscivano a sfruttare le reti dei navigli per arrivare direttamente in centro passando per via Broletto fino ad arrivare proprio diretto al Duomo. La prima delle traversate sarà quella che porterà da Crevadossola a Pavia dal 20 al 25 giugno; la traversata AUF invece si terrà a partire dal 31 agosto e proseguirà fino al 4 settembre con l’arrivo a Milano: in entrambi i casi verranno toccate anche diverse località del Varesotto.

Per la cronaca, la denominazione della traversata ricorda il detto milanese «andar a uf», che tradotto significa scroccare un passaggio, beneficare gratuitamente di qualcosa, proprio come facevano i “portoghesi” che sfruttavano i barconi carichi sui quali viaggiavano i preziosi blocchi di marmo per costruire il Duomo di Milano, che recavano la scritta A.U.F.A., ovvero Ad Usum Fabricae Ambrosianae.


LA STAMPA - AGOSTO 2021


Una Traversata A.U.F - naviglireloading.eu



INSERTO OLTRE - PREALPINA APRILE 2021




VARESEFOCUS DICEMBRE 2020



Immaginate di chiudere gli occhi e partire per un viaggio in una terra sconosciuta, e poi riaprirli, scoprendo un paese dove le finestre sorridono, accese di colori, i muri raccontano, e un cantastorie di nome Arend prende per mano grandi e piccini insegnando loro a creare meraviglie con le mani, arcobaleni di felicità che accendono i cuori. Il paese immaginario esiste, si chiama Brenta, 1.800 abitanti a un passo da Cittiglio, case di una volta, basse e povere, una piazza finora anonima, muri di cemento vuoti e automobili parcheggiate, toni di grigio su grigio. Finché non è arrivato Andrea Sala, 34 anni, un diploma al Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano nel corso di primo livello in Graphic design e Art director e poi in secondo livello all’Accademia di belle Arti di Ravenna, 110 e lode nel corso di Mosaico.
Andrea ha ristrutturato la casa di famiglia, che data 1686, nel centro storico con l’aiuto di papà Massimo, creatore di vetri Tiffany e scultore per diletto, trasformandola nel 2012 nel bed & breakfast “La Corte di Brenta”, tre camere e otto posti letto, una grande sala, terrazzi, un orto e un giardino oltre a un laboratorio, con la possibilità per gli ospiti di innamorarsi dell’arte musiva, partecipare a corsi e impegnarsi in prima persona nella decorazione del paese. Una home gallery in cui essere accolti in nome dell’ecologia e della solidarietà, per uno stile di vita sano e in equilibrio con l’ambiente. Così Andrea-Arend ha trasformato il paese, illuminandolo con decine di mosaici, coinvolgendo l’amministrazione comunale con in testa il sindaco Gianpietro Ballardin, che nel 2013 gli ha messo a disposizione i locali della vecchia latteria di piazza Diaz, oggi sede del suo laboratorio e dei corsi per bambini e adulti. Proprio in quell’anno, l’artista di Brenta si recò per due mesi come volontario nella “Escuela de la Vida y de la Paz” di Arequipa, in Perù, per realizzare, con la collega Alberta Jacqueroud, due grandi mosaici insieme ai bambini del luogo, “L’Albero della Vita” e “la Croce andina”.
“Dopo aver sistemato la mia casa, ho pensato di decorare il paese e, nel 2015, mi è venuta l’idea di creare delle finestre di mosaico sui muri delle case. Mi sono ispirato agli affreschi di Arcumeggia, volevo che Brenta si colorasse un po’, così invitai artisti di tutto il mondo: in cambio del soggiorno nel mio b&b avrebbero realizzato ognuno una finestra. Oggi siamo arrivati ad averne sedici, ma non ci fermiamo qui”, racconta Andrea, che ha un’altra grande passione, la canoa, con la quale progetta di rifare il viaggio, dal Ticino fino a Milano, che compivano un tempo i barconi carichi del marmo di Candoglia per le sculture del Duomo.
A Brenta sono presenti mosaici dai temi più disparati, come si legge nella brochure che Arend ha realizzato per promuovere le sue iniziative: “Essi toccano punte di lirismo (Amy Sanders, Giorgia Lat- tanzi) come di ironia (Manoka Capol e Arend Sala), e riflettono sul significato del gesto di frammentare (Raffaella Ceccarossi), sui pericoli della società globalizzata (Kerstin Kuemmerle), sul senso della vita (Massimo Sala). Alcuni evocano universi improbabili (Catherine Prioli, Sé Van Wert), altre celebrano l’estetica del quotidiano (Marco De Santi, Emanuela Bottana) non senza connotazioni simboliche (Neslihan Zabci Erdal, Alberta Jacqueroud e Zeida Bruce”. Ma Andrea, anche buon fisarmonicista che allieta gli anziani delle case di riposo con le melodie popolari, è una fonte inesauribile di idee, così nel maggio scorso, terminato il lockdown, ha deciso di trasformare la Piazza della Pace in un cantiere, terminando sul campo il lavoro iniziato nel 2019 in laboratorio, protagonisti quaranta tra bambini e adulti della zona, autori dei mosaici poi incollati a muro. “La piazza è stata ottenuta abbattendo vecchi edifici, ma i muraglioni rimasti erano tristissimi, grigi e anonimi. Così abbiamo immaginato di dividerli in due, sotto mosaici con il tema del mare e sopra con quello del cielo. Nella parte superiore del muro era rimasta una ‘finestra’ di vecchi mattoni, l’abbiamo lasciata, mettendoci vicino un mosaico a forma di Coronavirus legato a una catena, come fosse la palla di ferro di una gru demolitrice. Simbolicamente è il virus che buca le nostre certezze e la nostra salute, oscurando un pezzo di cielo.
Prima del periodo di chiusura, con la collaborazione dell’Associazione genitori, a 160 bambini delle scuole di Brenta abbiamo consegnato un kit per creare un cuore, con le tessere del mosaico a mo’ di pixel, che poi abbiamo inserito nell’opera sul muraglione della piazza. Ogni bambino può così ritrovare il suo cuoricino ogni volta che passa di lì”, spiega Arend, che manda avanti il b&b con l’aiuto di Claudia, argentina, anche lei coinvolta nei progetti dei mosaici. Passeggiando per le vie di Brenta si scoprono opere di Andrea in ogni angolo, dalle insegne dei negozi allo stemma del paese, sistemato sulla facciata del palazzo comunale, mentre il suo b&b è letteralmente ricoperto di mosaici, e ogni stanza ha uno stile diverso, con opere che richiamano Paesi esotici o i nostri dintorni, ma anche volti e ritratti di animali. Nel laboratorio di Piazza Diaz, poi, è appesa una grande opera collettiva, dal titolo “Siamo alberi”, composta da tante piastrelle musive realizzate da allievi e visitatori. Chi vuole può acquistare, con offerta libera, un kit per costruire un mosaico con il “fantasmino” del videogioco dei Pokémon.
“Ora sto realizzando copie di mosaici romani, partendo dal disegno e poi posizionando le tessere che sono in marmi policromi. Le sistemo a rovescio, poi faccio una gettata di cemento e le giro, e alla fine le stucco, chiudendo le fessure. Gli altri mosaici sono fatti con pezzi di piastrelle o vetri, usiamo materiale di scarto per abbattere i costi. Anche in questo caso parto dal disegno, poi posiziono le tessere su una rete e le incollo. Spesso utilizzo pezzetti che taglio da piastrelle rotte delle cucine o dei bagni, i vetri smaltati, che provengono da Venezia, sono troppo costosi”.
Andrea Sala utilizza antiche tecniche: il marmo, che serve per le copie dei mosaici romani, viene tagliato con uno speciale attrezzo detto “tagliolo”, con il pezzo posizionato sopra uno spuntone di ferro e messo a misura con la “martellina”, un attrezzo speciale già in uso nell’antica Roma. Le piastrelle e i vetri, invece, sono sagomati con la tenaglia. Nel 2010, Arend ha trascorso due mesi a Damasco, con l’obiettivo di restaurare alcuni mosaici pavimentali romani assieme alla Cooperativa italiana allo sviluppo, una esperienza che ha ancora accresciuto la sua voglia di impegnarsi nella conoscenza dell’arte musiva.
“Il laboratorio è condiviso, il comune ha voluto creare uno spazio per tutti. Ho diversi allievi che ritornano spesso, come la signora Roberta di Casalzuigno, ospite da cinque anni e autrice del grande pannello a mosaico che raffigura la carta geografica del mondo, appeso in laboratorio. Quando il paese è in festa, mi piace riprodurre all’aperto un cantiere romano e organizzare corsi su quel tipo di mosaico, e mi piacerebbe molto collaborare con altri comuni, come ho fatto con Gemonio, dove con i bambini ho realizzato diversi lavori», dice Andrea, che con i ragazzi di Brenta ha esposto una grande bandiera italiana a colorare un altro pezzo di muro di Piazza della Pace. Arend ha realizzato il suo sogno, Brenta è un paese accogliente e dai mille colori, le porte del suo b&b sono sempre aperte a chi ha curiosità e voglia di imparare. Un messaggio di solidarietà e condivisione di questi tempi sempre più raro.


LUINO NOTIZIE DICEMBRE 2020

Brenta, la via dell’arte porta lontano dal Covid

L'esempio di rinascita ereditato dai mosaici di Arend trasmette ottimismo. Decine di luoghi in paese hanno ripreso vita grazie al ragazzo originario del borgo

Se Brenta oggi si presenta alle porte della Valcuvia come un colorato e vivace paese da scoprire, lo deve soprattutto alla passione per l’arte e all’indiscutibile talento di Andrea “Arend” Sala, il 34enne originario del paese che dal suo laboratorio di piazza Diaz assembla tessere in marmo creando opere che donano luce e nuova vita alle abitazioni e ai luoghi pubblici, del centro storico e non solo.

Da lui nel pieno dell’estate, segnata dal dramma del Covid, sono partiti i progetti di rinascita artistica del borgo che hanno coinvolto associazioni, attività commerciali e, soprattutto, tanti giovani e giovanissimi, tra cui gli oltre cento alunni della scuola primaria che sotto la guida dell’artista hanno messo mano ai muri anonimi della piazza, trasformandoli in opere dai colori accesi in cui la natura si unisce al cielo, rendendo speciale un luogo che prima era un parcheggio come tanti.

Sono decine gli angoli e le località di Brenta che hanno cambiato aspetto e significato grazie ad Arend, e non è un caso che la facciata del palazzo comunale porti la sua “firma”, perfettamente distinguibile nelle tessere di marmo che compongono lo stemma del paese. C’è poi il mosaico della Madonna al cimitero situato accanto alla chiesa di San Quirico; ci sono i murales ispirati alla vita rurale, davanti all’asilo, e l’opera realizzata su una facciata della scuola elementare, anche in questo caso coinvolgendo i più piccoli, regalando loro momenti di divertimento e spunti per appassionarsi a qualcosa di autentico.

Le tessere che hanno illuminato di vitalità il paese si incontrano anche nelle targhe delle vie e sui muri del bed and breakfast che Andrea Sala gestisce. Una struttura nata dal recupero di un’antica casa di famiglia che prima del Covid accoglieva artisti, provenienti anche dall’estero, e turisti attratti dal connubio tra creatività, natura e storia che caratterizza l’identità del borgo. Un fulgido esempio di valorizzazione e rinascita che accompagnerà la comunità fuori dall’incubo di questi difficili mesi.





LA PREALPINA 7 Luglio 2020



Varesenews Luglio 2020



Brenta: il paese dei mosaici si presenta
Un nuovo intervento artistico nella piazza del paese, Piazza della pace, che verrà presentato al pubblico sabato sera, 11 luglio alle 20.30 con un momento di arte e teatro
L’antica latteria trasformata in bottega d’artista, e il paese fuori dai grandi percorsi delle mostre diventa mano a mano capitate di un’antica e delicata tecnica in grado di sfruttare la forza del piccolo per rendere grande un concetto: il mosaico.
E sabato, dopo tanto tempo lontani dalle manifestazioni culturali il paese della Valcuvia vivrà un momento di apertura e di racconto di quanto è stato fatto in questi anni (soprattutto negli ultimi mesi) quando un giovane artista, Andrea Sala si è trasferito nel centro storico contagiando tanti dei suoi abitanti divenuti estimatori dell’arte del mosaico.
L’amministrazione comunale è stata da subito molto attenta e aperta a questo progetto che ora è diventato fiore all’occhiello del modo di vivere i luoghi e rendere ciascuno degli abitanti partecipe quota parte di un impulso di crescita e miglioramento dell’ambiente e dei luoghi.
«L’iniziativa vuole sviluppare un percorso di accrescimento artistico del paese che in precedenza ha visto importanti opere (mosaici, murales) che sono stati costruiti e disegnati da artisti provenienti da ogni parte del mondo e ai quali, grazie al coordinamento di Andrea Sala, artista locale che gestisce una bottega d’arte in un locale messo a disposizione dal comune di Brenta, sono state sviluppate», spiega il sindaco Gianpietro Ballardin.
«L’amministrazione ha messo a disposizione muri e anfratti e con i cittadini pareti delle vecchie abitazioni per dare stimolo a questo percorso artistico», continua a raccontale il sindaco specificando che «nell’ambito di queste iniziative il comune di Brenta ha ricevuto il premio KPMG (premio istruzione di qualità 2019) dalla Fondazione Solidas nell’ambito di un iniziativa promossa da ANCI a cui abbiamo partecipato con il progetto ” le finestre su Brenta” sempre in collaborazione con gli artisti coordinati da Andrea Sala che supporta nel suo laboratorio anche formazioni artistiche per i bambini della scuola».
Sarà, quello di sabato, un momento di riscoperta di un luogo e di ritrovo dei valori di una comunità.
«L’amministrazione ritiene che la cultura e l’arte, specie in momenti difficili come questo, posano essere di stimolo e di aiuto al superamento della condizione che stiamo vivendo», conclude Ballardin.
In questo contesto si innesta un nuovo intervento artistico nella piazza del paese, Piazza della pace, che verrà presentato al pubblico sabato sera, 11 luglio alle 20.30 con un momento di arte e teatro: gli allievi dell’associazione culturale “Il volto di velluto” offriranno il proprio contributo alla festa con una performance composita delle discipline di studio dal titolo “Vivere la vita”.
di Redazioneredazione@varesenews.it
Pubblicato il 06 luglio 202

Varesenews 2019


Fiabe e diritti prendono vita nei laboratori di “Occhio al mosaico”
Riparte il 25 settembre con quattro incontri, sempre al mercoledì pomeriggio, il cantiere di arte musiva "Occhio al mosaico" promosso da "Il Pergolario" per bambini dai 5 agli 11 anni
Eventi bambinilaboratori bambiniweekend brenta cuvio
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Riparte domani, mercoledì 25 settembre “Occhio al mosaico“, il cantiere artistico di arte musiva promosso dall’associazione “Il Pergolario” e dedicato ai bambini dai 5 agli 11 anni, capace ogni anno di rendere Cuvio più bella.
Il programma prevede quattro incontri, sempre al mercoledì pomeriggio fino al prossimo 23 ottobre, dalle 16.40 alle 18.20 nel laboratorio della Corte di Brenta (in piazza Diaz 2 a Brenta). Sotto la guida del Maestro Arend, i piccoli allievi verranno “messi a bottega” , per “spaccare e ricomporre” imparando così che le cose si possono guardare da altri punti di vista.
Questa volta l’arte musiva che sta coinvolgendo i bambini in Valcuvia entra nel mondo delle fiabe che si collegano alla vita, ai sogni e alle ansie. Immedesimandosi nei protagonisti delle fiabe, grandi e piccini imparano a vivere. “I bambini hanno bisogno di scoprire in un ambiente sicuro che le cose brutte accadono a tutti”, spiega Daniela Mior, presidente de Il Pergolario citando Chesterton: “Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi. I bambini sanno già che esistono i draghi. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi”.

Favole collegate ai diritti fondamentali dei bambini perché Unicef raccomanda agli adulti di impegnarsi a promuovere i diritti stabiliti dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza: “Qui a Cuvio lo facciamo a modo nostro, in modo indelebile – spiega Daniela Mior – con delle tavole di mosaici che si affiancheranno a quelli delle fiabe, ricordando alcuni diritti inviolabili dei bambini e i doveri degli adulti nei loro confronti, lungo le strade di Cuvio, dove tutti le potranno ammirare a partire dalla prossima estate.
L’iniziativa è realizzata con il sostegno di Fondazione Cariplo, Corte di Brenta e Scuola dell’Infanzia di Cuvio (dove si terrà una sezione speciale del progetto) e con il patrocinio dei comuni di Brenta e di Cuvio .
Per maggiori informazioni scrivere a ilpargolario@gmail.com oppure 366 7550411 (anche via WhatsApp).


Varesenews 2019


CUVIO
L’arte del mosaico e i bambini: bellezza e accoglienza
L'inaugurazione dei nuovi mosaici realizzati dai bambini del Pergolario in via Rocchetto sarà sabato 8 giugno alle ore 15: una festa con spettacoli, laboratori e giochi
Eventi bambinilaboratori bambiniSpettacoli bambiniweekend cuvio
pergolario mosaico cuvio
Anche quest’anno si è concluso il laboratorio di arte musiva dedicato ai bambini guidato dell’artista Arend, della Corte di Brenta, e promosso dall’associazione Il Pargolario. In sintonia con i valori che guidano l’associazione, in questa edizione si è voluto sottolineare l’importanza del luogo, Cuvio, arricchito da una serie di mosaici che saranno inaugurati sabato 8 giugno dalle ore 15 in via Ronchetto 1.
Una vera e propria festa “Occhio al mosaico… per una Cuvio più bella“,  dedicata ai bambini che avranno la possibilità di divertirsi con lo spettacolo “Annie e Barbanera” di Sara, del Circo Clap di Arona, di sfidarsi nel torneo di giochi all’aperto e di sperimentarsi in un laboratorio di mosaico. Un assaggio di quanto fatto dai bambini che hanno partecipato al corso.
A questa generazione di bambini digitali, immersi dalla nascita in uno spazio globale e indefinito, dove tutto si misura e si cronometra, è stato offerto e contrapposto il concetto di luogo, «inteso come qualcosa che ha a che fare con la memoria, con le emozioni e con il desiderio. Perciò, mentre i luoghi si riconoscono – si odiano e si amano – gli spazi semplicemente si misurano. E anche se, per legge, posso farti spazio o negartelo, è solo nel luogo che ti posso accogliere – spiega la presidente, Daniela Mior – È solo qui, dunque, che l’ospitalità può aver luogo» . Questo il messaggio trasmesso ai bambini coinvolti nel progetto e non solo a loro.
La posa dei mosaici, in vista alla pubblica via, rappresenta una sintesi tra arte e il luogo: l’arte è quella musiva, il luogo è Cuvio. «Il progetto è ambizioso – continua la presidente – speriamo di trovare nuovi muri a disposizione per la prossima edizione».
L’inaugurazione avverrà sabato 8 giugno alle ore 15.00 in via Ronchetto a Cuvio, con giochi e spettacolo per bambini aperto a tutti.
Per info: 366 7550411.
In caso di pioggia la manifestazione sarà annullata.



El Diario 2019


Este miércoles se ha llevado a cabo la presentación de los trabajos elaborados en el taller de mosaicos realizados durante las dos primeras semanas del mes de febrero en la Villa de Garafía. La iniciativa, presentada por el espacio creativo Osa Polar, apoyada y financiada por el área de Cultura del Consistorio, consiste en la elaboración de mosaicos a partir de trozos de azulejos, se informa en nota de prensa.
Un total de 32 mosaicos con distintas imágenes de paisajes relacionados con el municipio embellecen desde este miércoles los balaustres de la calle Díaz y Suárez. Más de 30 personas de toda la Isla han participado en este proyecto que llega de la mano del artista Andrea Sala. 
Andrea Sala, nació en Varese (Italia), en 1986. En 2009 se graduó en la Nueva Academia de Bellas Artes N.A.B.A. en Milán durante el primer nivel en Diseño Gráfico y Director de Arte, y posteriormente en el segundo nivel en Mosaico en la Academia de Bellas Artes de Ravenna. En 2012, en Brenta (VA), en la región del lago Maggiore, abre una home gallery y casa de vacaciones llamada La Corte di Brenta, una casa abierta a todos los visitantes que desean explorar y entrar en intimidad con el mosaico contemporáneo. En 2013, junto con la mosaica Alberta Jacqueroud y la restauradora Eva Vox, se mudó durante dos meses como voluntaria a la Escuela de la Vida y la Paz en Arequipa, en Perú, para crear dos mosaicos junto con los niños locales. En 2014 participó en el primer proyecto de mosaico urbano con otros 60 artistas en Santiago, en Chile, y más tarde se dedicó a la reconstrucción artística de un pequeño pueblo de pescadores en la costa chilena. En 2015 organizó el proyecto Le finestre di Brenta para reevaluar artísticamente su país natal. En 2016 realiza un proyecto de mosaico en la escuela Teguise de Lanzarote.   
La concejala de Cultura, Glemis Rodríguez, agradece “la gran acogida que ha tenido el taller” y destaca que “la zona que se ha elegido para su colocación se ha llenado de luz con estas imágenes”.
https://www.eldiario.es/canariasahora/lapalmaahora/municipios/garafia/Diaz-Suarez-Garafia-mosaicos-paisajes_0_872463687.html

LuinoNotizie Luglio 2017

“I mosaici della Bottega di Brenta”, l’inaugurazione della mostra a Luino sabato sera
Andrea Sala e German Moreira inaugurano una mostra collettiva relativa al lavoro che svolgono da anni presso “la Bottega del mosaico” e il Bed & Breakfast
Una mostra collettiva è quella che verrà inaugurata sabato 22 luglio a Luino, presso gli spazi dell’Imbarcadero in piazza Libertà. Protagonisti tanti artisti de “La Corte di Brenta”, che faranno da apripista con questo primo evento al “Festival degli Artisti di Strada”, organizzato dall’associazione “Aurora”, che si terrà a fine luglio nel paese lacustre.
Il mosaico nasconde nella sua tecnica una fine metafisico: le tessere, diverse per colore-forma-dimensione come lo sono le persone, vengono unite a creare un disegno che può essere visto solo allontanandosi e che infonde armonia e bellezza.
In questa mostra sono esposte non solo le opere di Andrea Sala e German Moreira ma anche di Giulia Campanale, Roberta Pellegrini e Massimo Sala, artisti che hanno appreso la tecnica del mosaico frequentando uno dei tanti corsi tenuti in bottega. Idealmente questo spazio espositivo si espande fino a Brenta, il paese dei Mosaici a cielo aperto.
“I Mosaici della Bottega di Brenta”, la mostra collettiva presso lo spazio imbarcadero di piazza Libertà a Luino dal 22 al 30 Luglio. L’inaugurazione sabato 22 luglio alle ore 20. Orari della mostra: tutti i giorni ore 10-20.
Per appuntamenti e maggiori informazioni: chiamare il numero +39 329 10 46 225 o contattare la mail lacortedibrenta@gmail.com.
https://www.luinonotizie.it/2017/07/20/mosaici-della-bottega-brenta-linaugurazione-della-mostra-luino-sabato-sera/136656

Varesenews 2018



Lanzarote 2018



Varesenews 2016


Il mosaico della scuola che fa impazzire tutto il paese
Il centro contagiato da una vena artistica da quando ha aperto una bottega che fa arrivare giovani da tutta Europa. Anche i bimbi delle elementari hanno imparato l’antica arte delle “tessere”
La mamma che posta sulla pagina Facebook la foto della facciata della scuola con un bosco fatto a mosaico e scrive: «Meraviglioso lavoro creato da tutti i bambini della scuola!!complimenti a loro e al loro maestro».
È proprio il caso di dirlo: a Brenta, son tutti pazzi per i mosaici, e vi spieghiamo il perché.
E allora un giro nel paese vale la pena farlo, per scoprire come dalla toponomastica delle strade alla decorazione dei vicoli, dalle insegne dei negozi alle strane creature che prendono vita grazie a un gioco di colori formato da tante tessere, il piccolo paese della Valcuvia si è un po’ trasformato.
Il merito è di un giovane artista e di un progetto caldeggiato dall’amministrazione comunale: c’era uno spazio, lungo la strada principale, dove qualche anno fa era aperto un esercizio pubblico, che sarebbe rimasto inutilizzato per la chiusura dell’attività. Allora l’amministrazione comunale ha pensato di offrirlo in comodato d’uso per l’apertura di una bottega d’arte, un’officina dove un artista del paese di neppure trent’anni, Andrea Sala, realizza le sue opere. In cambio fornisce progetti culturali che arricchiscono il borgo, coinvolgendo grandi e piccini.
Da qui l’idea di realizzare per esempio il grande mosaico della scuola. «Un lavoro artistico composto assieme ai bimbi – spiega Andrea – . Siamo partiti disegnando il tema dell’opera: il bosco e gli animali. Poi, sempre assieme ai piccoli è stato predisposto tutto l’occorrente per realizzare l’opera: grazie ai contatti con alcuni piastrellisti della zona sono stati recuperati materiali di scarto, prevalentemente piastrelle, rotte col martello insieme ai bimbi per avere così le tessere del nostro mosaico. Il lavoro è stato realizzato in un mese e mezzo e il risultato è un’opera di un metro per sei».
E non è il solo esempio di coinvolgimento con gli studenti: anche nella vicina Gemonio è stata realizzata un’installazione artistica simile.
Come accennato anche altre parti del paese sono rimaste travolte da questa vena artistica: molti numeri civici, per esempio, sono stati realizzati sotto forma di mosaico.
i mosaici di brenta
Nella piccola piazzetta c’è una bella ragazza di spalle che si aggiusta una treccia di capelli scuri, anche lei è un mosaico.
L’agenzia di pratiche automobilistiche ha il suo mosaico in bella mostra: ovviamente si tratta di un colorato maggiolone. Lo stesso dal carrozziere, sopra l’insegna della parrucchiera, e in diversi altri angoli del paese.
Presto ne verranno posti altri, per arredare il percorso della pista ciclabile che si pensa di far passare fra le strade del centro storico. Due grandi opere saranno posizionate lungo la statale in entrata e in uscita dal paese.
Andrea racconta di aver studiato questa tecnica a Ravenna, all’accademia delle belle arti e di averla “esportata” qui in Valcuvia.
Intorno a questo progetto si sta sviluppando un ambiente artistico che attira molti giovani che l’anno scorso hanno dato vita ad una sorta di “contest” dedicato al mosaico (nel video qui sotto) , realizzando in loco molte delle opere con un tema – la finestra – che oggi trovano posto sui muri del paese.
A giugno l’appuntamento si ripeterà e c’è da scommettere che a Brenta, in molti stanno già aspettando questo momento per vedere quale figura prenderà forma sotto casa.
di Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
http://www.varesenews.it/2016/03/il-mosaico-della-scuola-che-fa-impazzire-tutto-il-paese/502453/

Menta e Rosmarino 2015

   

Varesenews - 2014


Un arcobaleno nato a Varese, per costruire un ponte ideale con la cittadina di Medolla, in provincia di Modena, colpita dal terremoto che nel 2012 ha sconvolto l’Emilia. Ileana Maccari (danzatrice, insegnante e coreografa, direttrice artistica dell’Asd Nashat di Varese e vicepresidente del comitato territoriale Uisp di Varese) e l’artista mosaicista Arend (Andrea Sala) sono tornati dalla loro «missione emiliana» dopo aver completato il mosaico per colorare l’entrata della scuola primaria della cittadina che ancora porta i segni del sisma. Un’iniziativa nata con la presentazione dello spettacolo “Mosaique-Frammenti d’arte”, con cui Nashat ha concluso l’anno dei corsi a Varese: durante lo spettacolo, andato in scena al Cinema Teatro Nuovo di Varese lo scorso 16 giugno, gli spettatori sono stati coinvolti nella realizzazione di un mosaico collettivo, a forma di arcobaleno: ognuno dei presenti è stato invitato a scegliere una tessera colorata e a porla sullo schizzo realizzato da Arend.
https://www.varesenews.it/2014/08/nella-terra-del-terremoto-ora-c-e-il-mosaico-di-ilenia-e-arend/30030/


Mosaico oggi: "co-musivo" Video, Performance di Andrea Sala e Giulia Alecci

(maggio 2012)   di Luca Maggio
http://lucamaggio.wordpress.com/2012/05/24/mosaico-oggi-co-musivo-video-performance-di-andrea-sala-e-giulia-alecci/
 
In occasione del finissage di After After 2012, lo scorso 28 aprile, è stato proiettato all’interno della niArt Gallery il video co-musivo di Andrea Sala e Giulia Alecci.
I due artisti hanno usato i loro corpi come tele e specchio dell’altro per dipingere una “seconda pelle di tessere”. I due esseri umani, Giulia e Andrea, hanno messo in comunione quanto potevano di se stessi, centimetro per centimetro, realizzando un lavoro intenso e coinvolgente: durante la proiezione si sono tenuti stretti, abbracciati, davanti alle immagini che scorrevano, dopo aver significativamente condiviso un piccolo quadratino di cibo.
Dunque il mosaico può anche essere questo, elastico, effimero (in quanto a durata), video and body art.
Alcuni anni fa in Marocco vidi degli henné stupendi e annotai un’idea che, senza saperlo, questi ragazzi hanno in parte realizzato.
Da sempre e in diverse culture l’uomo si tatua per i motivi più svariati: appartenenza a un gruppo, rito religioso, propiziazione, scaramanzia, segno del passaggio all’età adulta, etc.
Il mosaico, sino all’altro ieri fratello minore dell’arte contemporanea, è oggi libero, maturo, capace di confrontarsi con qualsiasi altro linguaggio: ha ormai passato la propria iniziazione.
Come nasce l’idea di co-musivo?
G.A.: Co-musivo nasce come reazione al tempo fisso del mosaico. Elasticizzare sulla pelle il reticolo bizantino per farlo respirare e vivere per qualche ora, renderlo morbido e mobile, pensare a come i suoni del corpo si potessero legare al disegno di una tessera sulla pelle ci è sembrato un esperimento a cui non si poteva rinunciare.
Ci piaceva pensare al mosaico legato direttamente a una prima persona, de-storicizzarla ed immaginarci nei panni pesanti ed importanti dei santi e personaggi dei mosaici di Ravenna. Quei panni li abbiamo poi realmente indossati, con un tempo e una comunione nel lavoro che lo ha consolidato per me, proprio durante la sua esecuzione, come valido.
La curiosità e l’affetto sono stati indispensabili e decisivi, la prima ne è uscita piena di domande e la seconda rafforzata.
A.S.: Questa nostra performance oltre ad essere interessante da un punto di vista materico e visivo, in particolare di come il disegno di un reticolo di tessere si adatti a un corpo, trovo che esprima, raffiguri e descriva ciò che accade fisicamente e spiritualmente in una relazione di coppia.
Una persona analizza e frammenta in infinitesime parti l’altro e allo stesso tempo gli crea una nuova pelle, una nuova veste a seconda della sua manualità e sensibilità. È un azione reciproca che svolgiamo inconsciamente a livello fisico e astratto; grazie all’altro che ci disegna e crea una nuova pelle possiamo scoprire un nuovo modo di vivere e abitare il nostro corpo e veniamo totalmente condizionati e travolti.
Quando invece una relazione finisce, ci troviamo con il nostro corpo ancora tutto ricoperto dell’essenza dell’altro, e la parte più difficile arriva quando dobbiamo pulirlo per tornare noi stessi nella nostra solitudine. Se decidiamo di non pulire questo corpo da soli sarà il tempo che da solo penserà a far sbiadire e a cancellare la “pelle” che l’altro ha creato su di noi.


Alla fine della performance eravate visibilmente emozionati: era il vostro primo lavoro sul corpo e col mezzo del video? Cosa avete provato? Avete altri progetti comuni o comunque pensate di tornare a collaborare insieme?
G.A.: Essere vestita da e per mano di Andrea è stato molto emozionante. Mi ha conosciuta, misurata e sentita attraverso e sulla pelle. Lavorare con il corpo è stato intenso, ci si rende conto che il respiro, il battito cardiaco, la pelle d’oca, i riflessi muscolari sono vettori che possono parlarti fisicamente di emozioni. Parlare poi con il corpo ad altri, riuscire a dire qualcosa veramente e mantenerne un senso – senza troppe ambiguità – esternando le emozioni sentite in prima persona e il contenuto che le ha mosse, è per me indice di un’immensa forza e controllo. Alla prima esperienza posso dire che, guardando il lavoro di artisti che hanno deciso di agire con il corpo, non posso che accorgermi di come la loro scelta sia coraggiosa ed impegnativa.
Non è facile significarequalcosa con il corpo, sopratutto venendo da una realtà quale il mosaico, in cui il lavoro che c’è dietro è in qualche modo chiuso nella suo tempo ed esecuzione e rimane, strettamente parlando, individuale.
Lavorare con Andrea, sia nel mosaico che nella vita, è stata un’esperienza interessantissima, colma di propositi e suggestioni. Spero ovviamente di continuare ad averlo vicino per condividere nuove realtà.
A.S.: Lavorare e dipingere il proprio corpo è un’esperienza istintiva e primordiale: specialmente quando tutto il corpo viene dipinto da un’altra persona, impari a risentire, stimolare e riprendere coscienza della parte fisica del nostro corpo.
Utilizzare il proprio corpo è come mettersi in gioco e mettersi nudi davanti ad un azione che agisce direttamente sulla tua pelle: non esiste più nessun tramite o mezzo, ma esiste solo una comunicazione tra l’io il pennello e l’altra persona.
Lavorare con Giulia  è stato intenso e coinvolgente perché la sua pazienza e sensibilità si sposano perfettamente con le caratteristiche del mosaico.
Spero di tornare a lavorare con la body art perché mi ha aiutato semplicemente ad ascoltare il mio battito e quello di Giulia, e questa è una cosa tanto semplice ma allo stesso tempo difficile e complessa.
Conosco la poetica di Andrea, incentrata sulla ricerca della relazione. Mentre tu, Giulia?
Del mosaico mi affascina la costruzione, come in un’edilizia in cui ogni elemento per somma va a comporsi. La geometria che ne può scaturire deve essere composta per formare un corpo in cui il bilanciamento, la direzionalità e le masse devono misurare e battere un ritmo. Mi piace sempre, quando guardo un mosaico, pensare al ritmo specifico della mano che lo ha costruito, alla sua concentrazione ed intenzione.
L’uso di materiali alternativi che possono alleggerire la pietra e la tendenza a lavorare in piccolo mi aiutano a trovare piccole architetture nel mosaico, in cui la concretezza della tessera è davvero come rafforzata dall’interstizio, che nonostante sia realmente un intervallo di spazio e tempo, vuoto, mi si presenta come pieno, minimo, segreto e suscettibile.
Fare mosaico significa impostarne la permanenza, la ripetizione che ne dà il senso, l’ordine, il gesto, la sonorità del taglio, di nuovo la ripetizione. Anarchicamente si mette ordine, si presta ascolto a una piccola presunta porzione di cosmo e questo, nei suoi vari momenti, può significare molto.




Mosaico oggi: intervista ad Andrea Sala

(novembre 2011)  di Luca Maggio
http://lucamaggio.wordpress.com/2011/11/24/mosaico-oggi-intervista-ad-andrea-sala/
 
Andrea Sala (Angera, Varese, 1986): ti sei formato diplomandoti presso la Nuova Accademia di Belle Arti “N.A.B.A.” di Milano, in particolare nel corso di Graphic Design & Art Director, sei dunque un esperto di grafica digitale con tutto ciò che questo comporta in termini di velocità e virtualità. Poi hai deciso di cambiare rotta e ti sei iscritto all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, corso di Mosaico, arte che richiede silenzio, tempi lunghi, manualità, materia: cosa volevi scoprire con essa? Hai trovato punti di incontro con la tua precedente esperienza?
 Proprio così: ho trascorso quattro anni intensi e stimolanti a Milano, a studiare il mondo della grafica e della comunicazione in un ambiente frenetico e competitivo, troppo poco sensibile e poetico per la mia emotività. Appena terminati gli studi del corso triennale, ho dovuto fare una pausa e scollegarmi da tutto ciò che mi circondava per riprendere contatto con me stesso.
Così nell’estate del 2009 mi sono trasferito per un mese in un piccolo ecovillaggio a 1400 metri sui monti della Val Leventina in Svizzera. Un luogo meraviglioso raggiungibile solo dopo un ora e mezza di cammino. Qui ero lontano da tutto ciò che era urbano; ho accantonato il mio portatile e ho ri-iniziato a usare le mie mani per lavorare nell’orto, tagliare la legna e in tutto ciò che consiste una vita semplice e dura. Giorno dopo giorno sentivo che una parte di me si stava riscoprendo e stava trovando il suo equilibrio attraverso il silenzio, i ritmi lentissimi e il lavoro fisico. È stato come compensare tutto ciò che in quattro anni la città di Milano non mi aveva dato.
Poi è arrivato settembre e una volta sceso dai monti ho dovuto rimettere in discussione la mia vita. Volevo continuare a studiare nel campo dell’arte e ho scoperto per caso il corso di Mosaico presso l’Accademia di Ravenna, così sono andato subito a visitarla e ho trovato un luogo affascinante nel quale ho potuto ritrovare un ritmo coinvolgente, stimolante e dove finalmente ho avuto l’opportunità di esprimere me stesso e tutto il caos che avevo dentro attraverso una ricerca materica. I processi creativi erano simili a quelli che avevo già affrontato negli studi della grafica pubblicitaria, ma il tutto animato da libertà e ricerca interiore e personale. Questa volta non dovevo più pensare a come pubblicizzare un determinato prodotto, ma semplicemente ho iniziato a dare forma e immagine al mio modo di sentire l’esterno. Ho capito che il mio unico vero futuro era ri-imparare da capo.


Ho visto alcuni tuoi lavori lo scorso ottobre nella mostra Frammentamenti e ultimamente ai Chiostri francescani, sempre a Ravenna, nella saletta dedicata alla collettiva dell’Accademia Avvistamenti, fra i percorsi del festival biennale internazionale RavennaMosaico, ho trovato notevole il tuo Inconscio collettivo, lavoro povero, in quanto a materiali, e complesso a un tempo, in cui ciascuna delle 683 tessere sospese in un reticolo ha valore di 100.000 persone (benché ormai siamo diventati 7 miliardi su questo pianeta) e, a seconda dei continenti, alcune erano più grezze, corrispondenti ai paesi più poveri, altre più lavorate e definite, corrispondenti al nostro occidente, con l’unica eccezione della tessera nera con inserto d’oro, ovvero Israele (che a me ha ricordato la Gerusalemme un po’ mitica delle mappe medievali). 
Altri artisti mosaicisti come Valérie Colombel lavorano sulla sospensione degli elementi, sebbene per ottenere forme precise, mentre queste tue opere mi hanno fatto pensare a un’eco dell’aritmismo di Nittolo ma in terza dimensione, con le tessere finalmente libere nell’aria, e si potrebbero citare numerosi altri casi di artisti che giocano “sul filo” delle cose.
Cosa ti ha spinto verso queste soluzioni? E, più in generale, ti chiedo di parlare della tua poetica.


La mia ricerca artistica relativa ai lavori dove utilizzo delle tessere legate tra di loro è nata dalla necessità di esplorare le infinite relazioni e legami tra le persone.
Legando insieme tessere attraverso l’uso di fili o spaghi nel vuoto, i singoli elementi osservati, mentre fluttuano nell’aria, acquistano maggiore importanza e diventano immagini concettuali che vogliono invitarci a osservare i nostri rapporti sociali come “una rete di tessere legata tra di noi” con schemi visivi diversi ogni volta.
Ho da sempre osservato con grande attenzione e curiosità le relazioni umane tra le persone che mi circondano e quelle del mondo intero. Ho potuto così percepire certi aspetti di questi legami apparentemente invisibili.
Ciò che ho voluto rappresentare attraverso l’opera Inconscio collettivo è stato un immensa rete composta di svariate forme e colori di tessere che si sorreggono a vicenda, anche se a volte ci sono delle mancanze che causano poca forza e instabilità.
Trovo che sia una metafora perfetta della nostra umanità ora che, per la crisi economica mondiale, ci stiamo accorgendo di come siamo davvero tutti collegati, che ogni nostra singola azione e acquisto ha un effetto globale, e che a sua volta si riproduce in scala locale; quindi ben venga se vogliamo parlare di globalizzazione ma nel modo etico ed equo, perché siamo davvero tutti collegati più di quanto siamo abituati a crederlo, non solo dall’economia ma anche da fattori psichici come quelli analizzati da Carl Gustav Jung nelle sue affascinanti teorie, ad esempio riguardo questa parte della psiche che è comune all’intera umanità, denominata appunto “inconscio collettivo”.
Recentemente con questa stessa tecnica ho realizzato una serie di opere intitolate Relazioni Urbane, Relazioni Rurali, Relazioni virtuali e Relazioni clandestine, dove ho cercato di trasformare in immagini diversi tipi di relazioni sociali a seconda del luogo in cui si abita, attraverso differenti schemi compositivi.
Di indispensabile aiuto per questa ricerca è stata la possibilità che ho avuto di vivere per brevi periodi in luoghi differenti tra loro, dove ho avuto modo di sperimentare su me stesso diversi tipi di legami sociali: ogni luogo racchiude in sé determinate caratteristiche, simili tra loro e al tempo stesso distinte per peculiarità e ritmo; ogni luogo può arricchirci se ce ne lasciamo coinvolgere e contaminare, sia per comprendere meglio le caratteristiche delle nostre origini, sia per metterle in discussione.


So che presto sarai a Parigi: sperimentare nuovi luoghi è parte preziosa della vita, come ricorda lo stesso Kavafis nella bellissima Itaca. Nella tua esperienza poi è parte integrante del processo analitico e creativo. Non posso che concludere domandandoti se hai progetti futuri a breve o lungo termine e quali sono le tue aspettative da questo viaggio?


Sì, sono in partenza per Parigi alla ricerca di nuove collaborazioni artistiche: ciò che mi aspetto da questa città è il lasciarmi coinvolgere fino in fondo e trarre spunti per nuove ricerche come faccio ogni volta che ho la possibilità di viaggiare.
Progetti per il futuro? Le mie opere, in particolare quelle sulle relazioni sociali, sono una serie di analisi con l’obiettivo di inventare e di promuovere un nuovo luogo (possibilmente un villaggio abbandonato, visto che in Italia ne abbiamo tantissimi), dove si possano stabilire dei legami alternativi tra le persone per dare vita ad un progetto artistico, culturale e comunitario, che possa essere sostenibile e da modello per le generazioni future, che sono sempre più instabili e disorganizzate a rispondere ai nuovi problemi che il mondo sta ponendo: dalla crisi economica, alla gestione delle risorse, sino agli effetti culturali e sociali della globalizzazione.
Tutto quello che mi spinge a cercare una soluzione di vita sostenibile e circondata dall’arte è una nostalgica avanguardia.
Sarai il benvenuto ovviamente e grazie per l'intervista.




Eco Risveglio  2011



Mosaique Magazine 2011






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