SECONDO INTERVENTO ARTISTICO a Brenta (VA) - 2020
La grande opera che ricopre e anima i muri in cemento, un tempo grigi, di piazza della Pace è parte integrante di un
progetto più vasto intrapreso ormai da alcuni anni, il quale mira alla rivalutazione artistica e culturale del piccolo borgo di
Brenta. Ciò è stato possibile soprattutto grazie alla collaborazione tra un artista visionario, Arend (Andrea Sala), oriundo
del luogo, e il sindaco Gianpietro Ballardin.
Questa brillante cooperazione ha inizio alcuni anni fa, nel 2015, con il progetto Le finestre di Brenta, a cui prendono parte mosaiciste e mosaicisti di provenienza internazionale e si rinnova annualmente attraverso la realizzazione e collocazione di numerose opere, che si snodano lungo le vie del paese. In particolare, è grazie alla risposta positiva degli stessi
abitanti di Brenta, che in questi cinque anni si è venuto a tracciare un percorso condiviso e partecipato, inclusivo, che fin
dai suoi albori ha puntato a fortificare valori cari alla comunità quali la condivisione, lo scambio e l’integrazione.
In questo caso, il nome della piazza che ospita quest’ultima creazione è emblematico, perché evoca un tema trasversale
nell’opera stessa e anche in tutta la produzione del nostro Arend: la Pace.
IL PROGETTO
Tutto parte dall’esperienza diretta: dal ritorno alla manualità e alla convivialità.
Grazie all’artista, che per antonomasia è
“colui che vede oltre”, e a uno spazio dove agire, ovvero un laboratorio d’arte.
Ha preso così avvio un workshop di mosaico durante il quale i cittadini si
sono cimentati in quest’arte, dando in tal modo il loro piccolo, ma essenziale e prezioso, contributo per la realizzazione
dell’opera finale. Senza questa estesa partecipazione non sarebbe stata possibile la creazione di tutti gli animali che ora
popolano queste alte pareti.
I singoli elementi musivi, sono stati raccolti e custoditi in laboratorio fino a maggio 2020,
quando giusto al termine del lock down l’artista, con l’aiuto fondamentale di Massimo Sala, anche lui artista brentese, e
Rosy Pavani, ha proceduto ad affiggerli sul muro, inserendoli all’interno di un’opera carica di significati simbolici e facendoli dialogare fra loro e con la piazza.
Il workshop è durato da ottobre 2019 a febbraio 2020, e il suo tema è stato: “Non siamo pesci, siamo umani!”.
A prendere
parte a questo processo creativo e collettivo sono stati i bambini del paese, ma anche gli adulti e i più grandi, che nella bottega situata in piazza Díaz trovano ormai da alcuni anni un luogo in cui ritrovarsi e "ricrearsi".
E partendo dai pesci, la fantasia ha spaziato: così c’è chi ha incominciato a dare vita a variopinte specie di uccelli.
La
Natura, infatti, è il leit motif che anima gran parte delle opere presenti nel paese; la Natura, che è da sempre fonte di
ispirazione cara all’artista, il quale si contraddistingue per la poetica naif e la capacità di inserirsi magicamente in svariati
contesti e dialogare con un linguaggio semplice e giocoso, ma non per questo scontato o superficiale, con il paesaggio e
i suoi abitanti.
Così, mentre i pesci e i volatili si sono andati moltiplicando nella piccola bottega, l’opera finale si è andata
via via delineando sempre più chiaramente, prima nell’immaginario di Arend e, in un secondo momento, lungo i muri della
piazza.
La tecnica musiva è qui veicolante di un’arte murale e pubblica: questo muro è di tutti, ed è per tutti. Quest’opera è il
frutto di un processo comunitario e se da un lato rappresenta l’immaginario comune, dall’altro è in grado d’influenzare
l’inconscio collettivo.
Ma quest’opera rimarrà nella storia di Brenta anche per un’altra ragione: il murales è stato portato a termine proprio alla
fine del periodo di confinamento dovuto all’emergenza Covid19.
Questo dato è importante per intendere quanto l’opera sia il frutto di un’esperienza collettiva e condivisa: questi murales
rispecchiano un momento storico importante per tutti noi.
L’elemento che ai più salterà agli occhi sarà sicuramente quella grande e pesante palla da demolizione , dalle sembianze
virali, che si scaraventa verso un muro con l’intento di abbatterlo.
Il Coronavirus, ha sconvolto le nostre esistenze, si è intromesso repentinamente, con prepotenza e velocità, nelle nostre
vite, cambiando radicalmente i nostri ritmi e i nostri “bisogni".
Ha palesato questo
nostro vivere odierno in un sistema fortemente globalizzato, dove ognuno è inevitabilmente connesso all’altro. Infine,
questo virus ha dato voce alla Natura, davanti alla quale siamo tutti uguali, siamo tutti “pesci di questo immenso mare”.
Il Virus ha dato avvio a un passaggio epocale: pur non sapendo ancora quali saranno gli esiti economici, politici e sociali
che ne deriveranno, tuttavia siamo consci che la “normalità” di prima oramai non esiste più.
Oltre ai pesci che fluttuano nelle acque del mare, rimembranti le vicine acque lacustri, ci sono altri elementi che spuntano
all’interno dell’opera.
Innanzitutto, si individuano i cosiddetti “cuori pixellati”. Questi sono un’invenzione dell’artista, il quale vuole richiamare inevitabilmente all’epoca Contemporanea, all’uso estremo e persistente della tecnologia, ormai imprescindibile nel quotidiano di tutti noi.
Tecnologia con la quale ci dobbiamo confrontare e contro la quale spesso ci dobbiamo anche difendere. Una tecnologia
dalle connotazioni ambigue. Cuori tecnologici? A cosa fanno riferimento questi cuori?
Andiamo per analogia:
cuore – sentimento – relazione
pixel – immagine – schermo – riproduzione. Tenete a mente queste parole e seguitemi lungo questo percorso. Nessuno sa esattamente cosa l’artista voglia esprimere
attraverso questi cuori pixellati, ma il nostro intuito ci rivela possibili interpretazioni.
Questi cuori sono in realtà parte del processo collettivo sviluppato lungo questi ultimi mesi. Durante la pandemia, che ci
ha costretto al blocco quasi totale delle attività commerciali e alla reclusione nelle nostre case, l’artista ha voluto contribuire e a stimolare la creatività dei bimbi del paese.
Arend ha quindi ideato e distribuito dei kit fai da te per la realizzazione
di un piccolo mosaico: confezionati dentro a buste regalo allegramente dipinte a mano, essi contenevano delle tesserine industriali in vetro, una piastrella di supporto e un foglio illustrativo che, oltre a indirizzare le famiglie verso un video
tutorial su internet ad opera dello stesso artista, spiegava e incitava ognuno dei bimbi a riprodurre un simbolo chiaro e
semplice da realizzare: un CUORE.
È così che questi cuori, all’apparenza banali, sono portatori di un messaggio profondo e ricorderanno sempre alle famiglie di Brenta un momento significativo, che ognuno di noi ha vissuto a proprio modo nell’intimità della sua casa, ma che
inevitabilmente abbiamo condiviso come generazione.
Questo, mi permetto di dire, dovrebbe essere motivo per noi come
genere umano di grande unione e stimolo alla cooperazione, per affrontare insieme il periodo incerto che ne seguirà.
C’è poi un altro elemento dell’opera che attira l’attenzione. Mi riferisco alla scultura posizionata sulla fascia alta del muro
decorato, nella sezione rettangolare di sinistra. L’autore è Massimo Sala, artista poliedrico che spazia dalla pittura al
mosaico, giunge qui a confrontarsi abilmente con la terza dimensione, e le cui opere sono connotate da un forte lirismo e
un grande senso d’umanità. La statua è realizzata in cemento dipinto e rappresenta un pescatore, posizionato proprio in
alto a un grande cuore, frutto di un laboratorio condotto da Arend nel 2016, che ha coinvolto i bambini di Brenta durante
una festa in piazza. Il personaggio di Massimo emerge dallo sfondo bidimensionale e prende il suo posto degnamente in
queste pareti, dialogando tacitamente e a distanza con un’altra famosa opera scultoria, situata sulle sponde opposte del
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lago Maggiore: si tratta del Pescatore, fusione in bronzo del 1877 del napoletano Vincenzo Gemito, che si trova nei
giardini di Villa Taranto, a Verbania.
CONCLUSIONE
A Brenta, l’arte del mosaico si fa ancora una volta portatrice di messaggi importanti. A partire dalla sua materia costitutiva: ceramica, per lo più riciclata; grazie alla tecnica del trencadis , l’artista ci invita a riutilizzare, a ridare un uso creativo
a ciò che consideravamo da scartare.
Quest’arte dalle origini lontane , caratterizzata dal fare paziente di colui che la opera, è nettamente in contrasto con la
velocità e la frenesia della nostra epoca attuale. Chissà che non sia anche questo un suggerimento implicito dell’artista
Arend, il quale ci sussurra di rallentare, celebrando la sacralità della vita e dando in ogni momento il giusto valore a
ciò che quotidianamente viviamo e alla realtà che ci circonda, con la quale siamo intimamente legati, indiscutibilmente
relazionati.
L’uomo si illude di poter controllare la Natura, invece di accettare che è parte integrante di essa, ingranaggio
di una “macchina” più grande e potente.
In un mondo che vuole correre, probabilmente nella direzione sbagliata, il progetto che ha preso vita nel cuore di
Brenta, ci rammenta che per poter invertire la rotta del nostro destino occorre prima frenare, valorizzando ogni singolo
frammento che dà forma e sostanza alla nostra quotidianità, e che costituirà inevitabilmente parte della nostra Storia.
Il
genere umano visto qui come un grande mosaico, in cui ogni singolo tassello è fondamentale: dove tutto è scomponibile, ma dove tutto costituisce parte di qualcosa di più grande.
L’insegnamento che ancora ci trasmette quest’antica tecnica è quello di soffermarci oggi sul nostro agire quotidiano e
locale per guardare al futuro con un’ottica globale.
Eva Clio Vox
First mosaic symposium - Museum of Sousse
Tunisia 24-29/02/2020
Santo Domingo de Garafia, La Palma - 2018
Progetto realizzato nel comune di Garafia nell'isola canaria denominata la Palma.
Con l'aiuto dell' associazione "Osa Polar" abbiamo reallizato un laboratorio con il quale i partecipanti hanno realizzato 32 mosaici per decorare l'ingresso del paese di Santo Domingo.
PRIMO INTERVENTO ARTISTICO a Brenta (VA) - 2015
PDF PROGETTO
Il piccolo villaggio di Brenta sta vivendo un periodo di fertili cambiamenti. Il sindaco Gianpietro Ballardin
si era da tempo impegnato per riqualificare il territorio che amministra, tanto che presto si potrà godere
della pista ciclabile che passerà per il centro storico e di un nuovo parco destinato a trasformare l’area del
lavatoio, fino a poco fa lasciata all’incuria ed all’indifferenza. L’incontro del primo cittadino con l’artista
del mosaico Arend (Andrea Sala), che nel paese della Valcuvia risiede ed ha trascorso l’infanzia, si è rive-
lato fruttifero tanto per l’uno quanto per l’altro. Il risultato più lampante del sodalizio tra i due si presenta
sotto gli occhi dell’intera comunità con lo stemma di Brenta realizzato con tessere in marmo e situato sulla
parete della facciata del municipio. La collaborazione del primo cittadino con l’artista varesotto ha inoltre
conferito nuova vita alla latteria sociale, che dopo mesi di abbandono è diventata la bottega dove il nostro
mosaicista lavora e trasmette i segreti della sua arte. Piazza Diaz torna così ad essere un punto di aggrega-
zione, un angolo di centro storico che torna a svolgere il proprio ruolo di “centro”tanto geografico quanto
umano.
I grandi cambiamenti, tuttavia, non possono scaturire dalla sola volontà di due persone. La trasformazione
e rivalutazione di Brenta sta avendo luogo anche grazie agli sforzi collettivi dell’intera comunità: diversi
privati, così come una buona fetta di negozianti del borgo, hanno commissionato le insegne dei propri eser-
cizi commerciali ad Arend, con il risultato che i muri del villaggio, nella loro nuova bellezza, stanno aiutan-
do i brentesi a scoprire (o riscoprire) il piacere dell’appartenenza ad un luogo.
L’arte, quella del mosaico in questo caso, svolge l’importante funzione di unire le genti ed i popoli. La presa
di coscienza del valore artistico delle zone che ognuno esperisce come proprie non può non essere con-
divisa, altrimenti tanti sforzi e tanta aria di novità scadrebbero in una inutile sterilità. Anche per questo
motivo si è deciso di dare il via all’intervento artistico de “le finestre di Brenta”. Gli obiettivi dell’iniziativa,
infatti, si rivolgono ad una comunità che lentamente ritrova se stessa, ma anche a chi vive all’esterno di questa comunità: ai fruitori vicini e lontani che parteciperanno assieme agli autoctoni all’esperienza esteti-
ca del mosaico ed agli artisti locali ed internazionali i quali, pur se distanti sulla carta geografica, si senti-
ranno brentesi grazie all’opera da loro realizzata e donata al paese.
L’idea di invadere artisticamente un borgo prealpino si ispira alla non distante Arcumeggia, che nel 1956
aveva deciso di svecchiare il proprio aspetto grazie all’intervento di pittori che avrebbero decorato i muri
della località. A distanza di poco più di cinquant’anni dall’iniziativa della frazione di Casalzuigno, Brenta de-
cide di avviare un dialogo con il paese dell’affresco. Non rimane che augurarsi che altre realtà si mettano in
comunicazione con quelle che già hanno avviato la propria piccola rivoluzione all’insegna dell’arte, così che
il paesino di san Quirico, con le sue finestre decorate, diventi il tassello di un mosaico in grado di invadere e
coinvolgere persone e realtà sempre diverse.
Scuola Media di Teguise, Lanzarote, Spagna - 2015

Scuola Elementare di Gemonio - 2015

Medolla - Emilia Romagna 2014
Oggi quell’arcobaleno si trova nella scuola di Medolla ed è stato ampliato con dei laboratori di mosaico che ha coinvolto i bambini del centro estivo del paese.
Un ringraziamento speciale a tutto il paese per la calda accoglienza e la grande organizzazione.
Cocholgue - Cile 2014
Nella primavera del 2014 Arend e German arrivano in un piccolo paese di pescatori nel centro-sud del Cile e affascinati dall'atmosfera calda e accogliente decidono di realizzare insieme ai bambini del posto un mosaico davanti alla spiaggia.
Nel mosaico è stato re-interpretato un disegno di Violeta Parra, famosa cantautrice Cilena, la pesca secca che è la fonte di lavoro oltre che la principale ricchezza e infine è stato rappresentato il paese con un grande e caloroso sole.
E' stato di fondamentale importanza trascorrere una settimana nel paese prima di iniziare il progetto per chiedere i permessi, cercare aiutanti e scoprire gli elementi fondamentali della cultura del Cile e di questo piccolo paese per poterli poi rappresentare.
Tutte piastrelle che sono state utilizzate sono di recupero e sono state trovate o per strada oppure donate dagli abitanti.
Di questo progetto è stato creato un documentario dove vengono narrate le varie fasi.
Nella primavera del 2014 Arend e German arrivano in un piccolo paese di pescatori nel centro-sud del Cile e affascinati dall'atmosfera calda e accogliente decidono di realizzare insieme ai bambini del posto un mosaico davanti alla spiaggia.
Nel mosaico è stato re-interpretato un disegno di Violeta Parra, famosa cantautrice Cilena, la pesca secca che è la fonte di lavoro oltre che la principale ricchezza e infine è stato rappresentato il paese con un grande e caloroso sole.
E' stato di fondamentale importanza trascorrere una settimana nel paese prima di iniziare il progetto per chiedere i permessi, cercare aiutanti e scoprire gli elementi fondamentali della cultura del Cile e di questo piccolo paese per poterli poi rappresentare.
Tutte piastrelle che sono state utilizzate sono di recupero e sono state trovate o per strada oppure donate dagli abitanti.
Di questo progetto è stato creato un documentario dove vengono narrate le varie fasi.
Intervento artistico con 60 artisti a Santiago del Cile 2014
Quando le idee trovano terreno fertile per germogliare crescono e mettono radici, così è nata la "1era Intervención Urbana Internacional de Mosaicos", Chile 2014 che si è tenuta a Puente Alto dal 13 al 24 gennaio 2014.
Il progetto di restituire la magia della natura alla città, con il tema “The magic Garden”, è diventato una vera e propria grande impresa collettiva portata avanti in questo piccolo comune a sud di Santiago, da un gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo.
L’idea è di Isidora Paz, direttore artistico e mosaicista, che ha realizzato in precedenza circa 4 km di mosaico lungo le stazioni della metropolitana.
Per questo suo secondo grandioso progetto ha voluto coinvolgere direttamente il palazzo del Municipio su cui hanno lavorato circa sessanta mosaicisti provenienti da 22 paesi. Gli artisti, che hanno aderito con entusiasmo hanno lavorato per circa 10 giorni con la tecnica del mosaico fatto con le maioliche, creando ciascuno nella propria porzione di parete, inserti unici ed affascinanti.
Il tema prestabilito, che prevedeva la creazione di immagini con flora e fauna locale è stato ben presto “tradito” da alcuni artisti cui una traccia così rigida risultava troppo vincolante, ma è proprio da questa silenziosa e contagiosa ribellione che sono nati alcuni dei brani musivi più interessanti.
Qui, infatti emerge la poetica e lo stile del singolo artista, l’impegno sociale, il background culturale, garantendo all’edificio forse una minore uniformità, ma senz’altro una straordinaria ricchezza espressiva e una contaminazione di linguaggi che rendono il progetto realmente internazionale. Artisti americani, sudamericani, europei, australiani, neozelandesi, ecc., insieme ad una ventina di artisti locali, hanno lasciato non solo le proprie tracce su questo muro, ma hanno anche creato e rinsaldato una rete di relazioni che non si ferma al progetto, con proficui scambi di idee e competenze che sono il modo migliore per garantire la sopravvivenza e la promozione delle arti applicate.
Il mio uovo con serpente:
Video del progetto:
Arequipa - Perù 2013